santa maria della lizza
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santa maria della lizza

 

 

La testimonianza più importante della storia medievale di Alezio è senza dubbio la chiesa di S. Maria della Alizza o della Lizza, che sorge sulla omonima collina ubicata sul limite sud occidentale dell'odierno centro urbano.

La chiesa è una bella struttura dalla pianta a croce latina e copertura a capriata, con il brac­cio del transetto sporgente dall'unica navata ed il presbiterio absidato, orien­tato verso est. I muri esterni laterali della chiesa sono movimentati da sottili lesene che partono dalla cornice dell'alto zoccolo e si flettono superiormente in archetti ciechi a trilobo. Sulla parete si aprono finestre monofore a sesto acuto e sul lato nord si apre un ingresso late­rale contornato da due ordini di lesene a tutto sesto. La facciata, dalla slanciata fronte a capanna scompartita da tre arcatelle, è preceduta da un maestoso protiro in forma di torrione, aperto da un grande arco a sesto acuto sulla fronte e da due archi minori sui lati, chiara­mente posteriore al corpo principale della chiesa.

Non si conosce con esattezza la data di fondazione dell'edificio. In oc­casione del restauro effettuato tra il 1958 ed il 1961, che ha eliminato le sovrapposizioni di età barocca e della fine del XIX secolo, è stata riconosciuta da alcuni studiosi una prima fase co­struttiva risalente forse alla metà del XII secolo. A tale fase apparterrebbero i due muri longitudinali del presbiterio, tutto il braccio meridionale del transetto ed il solo muro orientale del braccio settentrionale.

Ciò sarebbe riscontrabile anche in pianta, osservando il maggiore spessore di questi muri rispet­to a quelli restanti. Se la datazione pro­posta per tale fase costruttiva è corretta, bisognerebbe pensare che la chiesa di S. Maria è più antica dell'insediamento medievale di Alezio, databile, come si è visto, alla seconda metà del XIII se­colo. La principale fase costruttiva della chiesa risale, con ogni probabilità, alla prima età angioina e potrebbe essere datata al periodo del principe Filippo di Taranto (1294-1331), sotto il quale sorsero notevoli architetture ecclesiali quali S. Domenico a Taranto e S. Maria del Casale a Brindisi; in particolare quest'ultima può essere accostata alla chiesa della Alizza, per il gusto con cui le nitide architetture esterne vengono decorate con esili lesene. La ricostruzione di Santa Maria della Alizza nel tardo XIII secolo o nei primi del XIV deve essere messa in connessione con lo spo­stamento della sede vescovile proprio ad Alezio, in seguito alle distruzioni che erano seguite alla conquista angioina di Gallipoli. Tale informazione è con­tenuta in una epistola scritta nel 1330 da papa Giovanni XXII, con la quale il pontefice esortava il vescovo di Gal­lipoli Milezio e tutti i fedeli a raccogliere fondi per edificare e ricostruire la chiesa di S. Maria di Cruciata o S. Agata di Alicia. La lettera specifica che la chiesa di Alezio già da diverso tempo aveva sostituito come sede episcopale la chiesa di S. Agata di Gallipoli, di cui aveva evidentemente preso anche il nome. È possibile che a tale fase di ricostruzione (necessariamente posteriore al 1330) vada attribuita l'edificazione del protiro.

Addossato alla facciata ovest (la principale), divide ancora gli studiosi sulla sua esatta datazione. Vi è maggiore concordanza nel riconoscere la sua costruzione successiva a quella della chiesa. Alcuni lo ritengono opera di Carlo d'Angiò e gli attribuiscono funzioni difensive che, peraltro, troverebbero riscontro nell'altissima e massiccia mole. Secondo altri, al contrario, la torre venne elevata dai gallipolini come atto di devozione alla Madonna che aveva protetto la loro città assediata dalle truppe di Carlo.
Un tempo, probabilmente, la decorazione pittorica ricopriva tutto l'interno. Attualmente si possono distinguere almeno tre fasi ornamentali, tra il X ed il XVI secolo: dall'arte dei monaci basiliani a quella di gusto rinascimentale. Peraltro, da alcune presenti su alcuni dipinti emergono tracce di quella che doveva essere la decorazione originaria delle pareti. X secolo. In occasione del restauro del 1959 venne avanzata l'ipotesi dell'origine basiliana del Santuario (che anticiperebbe di circa due secoli la datazione corrente), sulla base dell'analisi dell' unico brandello di dipinto originario (il volto della madonna). In seguito alla rimozione dei due altari in marmo ai lati del transetto, prevista dal progetto di restauro del 2000, è stato recuperato uno tra i più antichi frammenti tuttora osservabili nella Chiesa, che convalida le osservazioni dei restauratori. Si riconoscono due figure ( purtroppo prive delle teste), probabilmente Santi della Chiesa d'Oriente di cui i monaci eremiti brasiliani ne introdussero il culto nel XIII secolo.

Sul limite della controfacciata sinistra, adiacente alla figura della Santa, si può osservare una malconservata "Annunciazione" dove l'Arcangelo Gabriele con un giglio in mano visita la Vergine intenta a pregare. Versano in discreto stato, invece, i due affreschi conservati in due nicchie nel transetto. Anch'essi databili al XIII secolo, raffigurano Santo Stefano protomartire e il profeta Elia. I nomi dei due santi sono riportati dalle iscrizioni in greco antico, ai lati delle figure. Il cartiglio nella mano sinistra del profeta contiene parole di consolazioni per gli esuli.
Una parte considerevole della superficie interna doveva essere occupata da immagini di Maria e scene della sua vita: il poco che ci resta lascia immaginare l'originario sviluppo. 
Tra gli affreschi più significativi ma , purtroppo, peggio conservati, la "Dormitio Virginis" che si può osservare in fondo alla parete sinistra della navata. Ne resta un frammento che corrisponde a circa un terzo della scena originaria: si distinguono le figure dei quattro Apostoli, ai piedi della Vergine distesa sul letto di morte, con i piedi coperti da un manto blu.
Al centro della stessa parete, una "Vergine col Bambino" benedicente che pare sia stato adottato come logotipo della chiesa, anche per l'iscrizione riportata sulla cornice "SANTA MARIA DELA LICZA". Giusto di fronte, sulla parete opposta, una "Natività "sovrastante una "Madonna col Bambino" che colpisce per la vivacità della scena.

La Chiesa è stata oggetto di un ulteriore restauro, terminato nel giugno del 2000, finalizzato ad una migliore "lettura" del monumento, oltre che ad un suo consolidamento. In particolare, la rimozione dell'intonaco interno ha rivelato la presenza di alcuni segni, fret­tolosamente occultati dal restauro del 1961. Anche il disegno della pavimen­tazione riprende l'originaria geometria, rinvenuta attraverso l'analisi della stra­tificazione dei vecchi pavimenti.


fonte http://www.comune.alezio.le.it/ - Comune Alezio Assessorato Politiche Sociali